Questo blog è gestito da un fedele laico che desidera promuovere la spiritualità carmelitana. 

Per contattare le Monache Carmelitane di Ostuni, potete scrivere al seguente indirizzo: carmelitaneostuni@gmail.com

sabato 15 luglio 2017

Chiamati all'intimità con Dio

Pubblico un post scritto dalle Carmelitane di Ostuni (Brindisi).


La vita carmelitana è, per vocazione e per missione, vita di preghiera e di unione con Dio, vita che si lascia possedere da Dio Trinità, non solo come intimità verso la beatitudine eterna ma come realtà che si raggiunge sulla terra. Una carmelitana deve essere una specialista della preghiera, perché la vita di preghiera e di unione con Dio costituisce veramente l'ideale e l'anima del Carmelo.  La presenza di Dio è il punto di partenza e la base dell'ideale carmelitana. Anche se Dio resta nella sua luce inaccessibile, l'anima carmelitana, attraverso una fede viva, cerca di incontrarlo e vederlo in ogni cosa e negli avvenimenti gioiosi e dolorosi della vita. Il Carmelo da sempre ha presentato con forza l'ideale di intimità con Dio; conforme ai primi eremiti del monte Carmelo vive in solitudine per contemplare Dio e le cose di Dio. Tutta la nostra vita carmelitana è: "Vivere nell'Ossequio di Gesù Cristo e servire Lui fedelmente con cuore puro e totale dedizione". Per arrivare all'ideale occorrono dei mezzi, soprattutto di carattere ascetico. Infatti l'ideale ascetico del Carmelo è tener compagnia a Dio conversando amichevolmente con il Signore. Il Carmelo propone dei mezzi che facilitano l'intimità con Dio: la preghiera, la solitudine, il raccoglimento e la mortificazione. Al Carmelo il posto d'onore spetta alla contemplazione, vivendo sempre alla presenza di Dio divisi in diversi momenti di orazione mentale.  Sant'Elia ce lo insegna: "Viva il Signore Dio d'Israele alla cui presenza io sto" ( 1Re 17,1), è un aiuto efficace per vivere tutta la giornata alla Presenza di Dio.  L'orazione al Carmelo un carattere ben definito: Intimità ed affetto. Più concretamente è uno scambio di amore tra l'anima e Dio. Per chi è chiamato al Carmelo deve vivere queste due realtà: il mistero e la presenza di Dio.  Un altro punto importante per il Carmelo è il raccoglimento perché è impossibile la preghiera contemplativa senza il raccoglimento interiore. Il raccoglimento esterno deve corrispondere al raccoglimento interiore, senza questo l'anima si illude di incontrare Dio. La spiritualità carmelitana insegna a cercare Dio nel fondo dell'anima; per cui si ritiene necessario il distacco dalle realtà esteriori, la solitudine e il silenzio.  


L'unione con Dio è un ideale pieno di fascino, ma la via per giungervi è aspra e stretta. Solo quando è libera da ogni affetto di creature, da ogni capriccio o ricerca di gusti personali, l'anima diventa "un 'altare su cui Dio, viene adorato con amore e una lode pura" ( San Giovanni della Croce, Salita 1,5-7). Per chi è chiamato al Carmelo la strada è segnata da queste caratteristiche: silenzio, solitudine, raccoglimento, mortificazione, intimità con Dio; è solo questa dovesse costargli  la vita (P. Anastasio Ballestrero).  La vocazione ci aiuta a sentirci al nostro posto; dove e come il Signore ci vuole. L'insegnamento della spiritualità carmelitana riconosce il primato dell'amore sopra ogni altra cosa, e a questo primato ispira tutte le sue manifestazioni. La vita del Carmelo è amore: amore che contempla, amore che si dona.  Il carmelitano dinanzi all'unione con Dio e alla contemplazione, non può avere mai un atteggiamento né di diffidenza né di indifferenza. Il desiderio dell'unione perfetta è una delle esigenze della vocazione carmelitana. 

domenica 23 ottobre 2016

Esperienza vocazionale

Per chi vuole venire in monastero in cerca di pace, di silenzio, ma soprattutto in cerca di Dio. Che desidera ascoltare la voce di Dio nella solitudine e nel silenzio offriamo la possibilità di rimanere in monastero qualche giorno in monastero. e potrà condividere la preghiera liturgica con la Comunità monastica. Alle giovani che vogliono capire qual è la via per raggiungere la propria felicità e serenità diamo l’occasione di trovare, attraverso il silenzio, Dio che è la vera felicità e la serenità duratura, sperimentando per un mese la nostra stessa vita in comunità. Una sorella è sempre a disposizione per colloqui personali.

lunedì 29 agosto 2016

Tappe per il discernimento Vocazionale

Le tappe di un cammino di discernimento vocazionale nel nostro monastero per una giovane in ricerca di Dio sono:


  1. Vieni e vedi…

La prima cosa che una giovane in ricerca di Dio, orientata a conoscere più da vicino la nostra vita monastica è chiamata a compiere, è, semplicemente, presentarsi, senza paura di venire direttamente, di esporsi di persona, e misurare, così, il suo desiderio. Non bisogna avere paura di aprire il cuore!

Vieni e vedi…
Bussa, avvicinati, conoscici e fatti conoscere.
Si può passare, così, da un incontro informale e immediato, da qualche colloquio più mirati con la Madre Priora e la Sorella responsabile della formazione.

Se, dopo alcuni incontri, diamo la possibilità alla ragazza in ricerca di essere accolta in comunità per un’esperienza di un mese vivendo la nostra vita di comunità.

Il nostro monastero è dotato di una foresteria, per chi desidera, per un primo approccio con la vita contemplativa carmelitana.

Spesso accade che, a questi primi giorni di approccio, in genere fanno seguito ulteriori e successivi passaggi in foresteria, in cui si approfondisce la conoscenza reciproca

Nel dialogo personale, sempre rivolto alla Vita, riferendoci alla esperienza e realtà concreta della persona della ragazza, ai suoi interessi, problemi e desideri, al suo vissuto familiare, di studio, lavoro, affetti, relazioni, i temi dei colloqui possono essere i seguenti:

  1. Gesù
  2. la Parola di Dio
  3. la lectio divina
  4. l’adorazione
  5. la preghiera
6.la Regola Carmelitana: che cos’è, chi sono i Santi Carmelitani e la loro santità
  1. I valori e il significato della vita monastica oggi.

Per potersi mettere più decisamente in gioco!
Quando si è già fatto un lavoro insieme, e il desiderio di avvicinamento da parte della ragazza cresce, allora gli incontri si incentrano maggiormente sulla Regola, sulla sostanza della vita monastica.

In pratica, il Vieni e vedi :

  • Condivisione della preghiera liturgica comunitaria,
  • Spazi e tempi di meditazione personale;
  • Incontro e accompagnamento spirituale, scambio di dialogo con la Priora e la Maestra, che ordinariamente accompagna in questa fase;
  • Condivisione di tempi di lavoro: Molto importante anche questa esperienza della condivisione del lavoro… perché spesso la giovane idealizza la vita monastica… Ci sembra, allora, significativo aiutarla a progettarsi anche su un terreno operativo, concreto, e non tanto teorico…per poi, iniziare il suo cammino nel tempo del Postulandato che va da sei mesi ad un anno, dipende dal cammino personale della ragazza



  1. Esperienza in Noviziato

Terminato la prima fase del postulandato, ed approfondite insieme le motivazioni di un cammino di discernimento vocazionale con noi, si può decidere il passaggio all’esperienza in Noviziato, in cui la candidata viene inserita nella vita comunitaria in tutto.
Questa seconda tappa può durare da uno a due anni.

Durante l’esperienza la giovane vive una vera e propria ‘immersione’ nella vita monastica, accompagnata costantemente dalla maestra e dalla vice-maestra, può fare un bel lavoro su di sé, in merito alla decisione da prendere.
Di tanto in tanto la Madre Priora riceve la giovane in discernimento per un colloquio personale.
La candidata partecipa all’Ufficio delle letture e alla giornata di preghiera della Comunità, vive e lavora in noviziato e d’accordo con la maestra e la Madre Priora, partecipa ai momenti di formazione del noviziato e alla vita comunitaria, prende i pasti con tutte nel refettorio della clausura e riceve una celletta nel luogo dove dormono le novizie, condividendo orari e spazi claustrali.
Durante l’esperienza monastica si invita la giovane a non fare uso del cellulare, per misurarsi effettivamente nella realtà monastica, per mettersi veramente alla prova, davanti a Dio, cercando assolutamente Lui.
Viene valorizzato al massimo il dialogo personale sul perché di tanti usi e osservanze della nostra vita: per cui in questo tempo la maestra e/o la vice-maestra dedicano in genere dei momenti quotidiani a rispondere agli interrogativi concreti della giovane sulla nostra vita, l’esperienza richiede apertura e umiltà da parte della ragazza, ma anche pazienza e sollecita disponibilità da parte nostra.

Come strumenti per la Lectio e la meditazione, oltre alla Bibbia, alla Regola Carmelitana, le Costituzioni, gli usi della comunità, vengono offerti alla giovane testi inerenti alla spiritualità del nostro Ordine Carmelitano, nonché la Vita di un santo/a, preferibilmente di un monaco/a, che aiuti e offra luce e spunti di vita per questa tappa del cammino.
L’esperienza viva e costante, durante questo tempo di verifica all’interno della clausura, dell’adorazione personale e comunitaria, è di grande aiuto nel discernimento.

Il percorso avanza così dentro la grazia e la realtà concreta della comunità: la giovane si misura attraverso il volto concreto di una comunità così com’è, già in questa fase, così, può comprendere molte cose, e abbandonare false idee sia sulla vita monastica sia sulla comunità, che su se stessa.

Terminata la prova, del noviziato, si lascia del tempo di preghiera e di silenzio reciproco, dopodiché la ragazza torna per un colloquio con la Madre e la Maestra di noviziato, per rielaborare l’esperienza, i pro e i contro di quanto si è vissuto, e tirare insieme ‘le somme’, in vista della decisione di pensare alla consacrazione temporanea col emettere i voti che si ripeteranno fino ad un quinquennio per poi emettere la professione solenne cioè per tutta la vita.

Nella preghiera, si accompagna e si lascia libera la giovane di maturare la scelta nella gioia, e soprattutto, nella fede.

Se la ragazza chiede di essere ammessa al pre-postulato, previa domanda scritta approvata dal Consiglio e sottoposta alla Comunità,

Il cammino monastico vero e proprio oggi ha inizio con un periodo di aspirandato (pre-postulato) di tre o più mesi, per favorire nella candidata il processo di sereno e graduale distacco dallo stile di vita fin qui assunto, ed immettersi in modo adeguato nel nuovo solco di vita, che implica un “salto” non scontato, che richiede:

fiducia
abbandono in Dio
adesione semplice alla grazia che opera
disponibilità ad inserirsi e ad adattarsi alla vita comunitaria


I tempi graduali e lunghi del cammino di discernimento che proponiamo sono condizione e garanzia per comprendere fino in fondo, sia da parte di chi si presenta per iniziare il cammino, sia da parte della comunità, se c’è questa condizione necessaria e sufficiente per la vita in monastero:



lunedì 15 agosto 2016

Se vuoi

Se sei una giovane in ricerca della tua strada, e senti che il Signore ti sta chiamando,


Apri il tuo cuore, cerca la strada, mettiti con fiducia in cammino:

VIENI e VEDI!

Puoi scoprire se questa proposta vocazionale fa per te!

Ogni forma di Vita Consacrata ha la sua fisionomia …
Ma bussando alla porta del Monastero, puoi aprirti a un Incontro …
e capire più a fondo,


  • Nell’ascolto
  • Nella preghiera,
  • Nel dialogo

Se il Signore vuole proprio te?

Certamente ci devono essere delle “spie accese” nel tuo cuore, per orientarti verso una forma di Vita come questa. La realtà di un Monastero Carmelitano parla subito di essenzialità, di semplicità, di regolarità.

Oltre alla REGOLA del Carmelo, alla vivacità della preghiera liturgica che scandisce le Ore canoniche, che ci raccoglie costantemente in Coro, viviamo momenti di Adorazione davanti a Gesù Eucarestia.


Perché non solo l’adorazione per noi è come il respiro, ma, ne siamo certe, è proprio qui, ai piedi del tabernacolo, che si “giocano” le vere sorti del mondo!
rimanere ai piedi di Gesù presente e vivo nel Santissimo Sacramento, non significa semplicemente farGli compagnia o consolarLo.
Vuole dire molto di più:

  • Accogliere nella nostra vita, oltre che nella nostra preghiera, la Signoria di Gesù Cristo: cioè riconoscerLo come il Signore, il Dominus della nostra vita, senza compromessi. Se una giovane bussasse alla porta del Monastero con una motivazione diversa di GESÙ CRISTO … sbaglierebbe porta, e strada!
  • Diventare a poco a poco di Dio, come vuole il nostro Battesimo. Perché la Professione monastica è prolungamento e compimento del dono e della grazia del Battesimo: lo realizza in pienezza.
  • Non ostacolare, con le nostre resistenze, questa appartenenza totale al Signore.

Una scelta radicale?
Ma non impossibile, se Dio la vuole, se la Sua grazia la desidera in te, e se tu vuoi essere docile ad assecondarla.

Il nostro adorare incessantemente il Signore nella Santissima Eucaristia significa non solo dare lode e gloria alla Sua grandezza e divina, ma inchinarsi profondamente di fronte all’umiltà di Dio che si nasconde e vela sotto le specie del Pane eucaristico. Significa aprirsi allo stupore per l’umiltà e la povertà di Dio, il Santo dei Santi, il Signore della storia, così annientato nell’Ostia.
Ecco perché adorazione ed umiltà nella vita monastica vanno insieme: perché questa ‘forma’ dell’umiltà è quella di Dio nel Santissimo Sacramento. Questa povertà Dio ha scelto, in Gesù Cristo, per venire a noi e per restare con noi: e noi, noi siamo così “ricchi” di noi stessi, da non poter condividere il tesoro della Sua povertà?!

Questa è la Vita che desideriamo: incorporarci a poco a poco a questo mistero dell’Eucaristia, per divenire, in Gesù, ogni giorno più essenziali, più libere da noi stesse, più obbedienti e docili al divino progetto. Passare da una vita “mia”, centrata su di me, sulla mia realizzazione, sui miei progetti, a un’esistenza dove Dio prende tutto di me, nella consegna della mia persona alla comunità. E concorrere, così, al bene dell’umanità e alla salvezza del mondo, in una vita nascosta e gratuita, essenziale e povera, fraterna e libera, e tanto efficace per le anime.
la gioia del nostro ardere e donarci in Lui, come una candela, che brucia e si consuma, nella gratuità dell’amore.
In questo nascondimento della clausura, in questa adesione sempre più anelante al Signore umile nell’Ostia, la fecondità spirituale della nostra vita si compie, come Dio sa, in un continuo miracolo di donazione, impossibile e impensabile umanamente, ma tanto prezioso e fecondo nel cuore della storia, e in quello di Dio.


Ma qui sta la forza della nostra gioia, in una vita totalmente spesa per Lui.


Nel lavoro umile e nascosto
la monaca si dona con Gesù

Assieme alla preghiera liturgica, nella nostra vita monastica occupa un posto il LAVORO, svolto in obbedienza e nella gioia del servirsi e aiutarsi vicendevolmente, per il bene comune.
Si lavora nel silenzio e insieme, da sorelle ci si sostiene, uscendo così dai propri schemi e prospettive individuali, per donarsi alle altre, e, unite, all’altro. In un vivere e lavorare insieme non sempre facile e scontato, ma che è chiamato, nell’amore di Cristo, a trasformarsi ogni giorno di più in carità sincera e in comunione, per il bene di tutte e di ciascuna.


Vuoi collaborare anche tu alla salvezza del mondo?!

Vieni e vedi!

Se vuoi comprendere meglio

COSA DEVI FARE ….

Prenditi un tempo
per confrontarti,
meditare,
riflettere
e pregare …



Bussa … Gesù aspetta che tu dica:Eccomi

mercoledì 20 luglio 2016

Discernimento vocazionale

La Comunità Carmelitana accoglie nella nostra foresteria autogestita, per periodi di ritiri, ragazze per discernimento vocazionale attratte dalla spiritualità carmelitana, e dà la possibilità di partecipare alla preghiera liturgica comunitaria ed eventualmente ad avere colloqui personali in parlatorio.

lunedì 25 gennaio 2016

Condizioni per acquistare l’Indulgenza

1 Confessione Sacramentale
2 Comunione Eucaristica
3 Preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice
4 Pellegrinaggio ad una delle Chiese giubilari, partecipando alla S. Messa o ad altre preghiere

mercoledì 2 dicembre 2015

Cos’è la vita contemplativa?

Cos’è la vita contemplativa?
Vediamolo nelle parole dei Documenti della Chiesa e in alcuni testimoni che l’ hanno vissuta.
Gli Istituti completamente ordinati alla contemplazione, composti da donne o da uomini, sono per la Chiesa un motivo di gloria e una sorgente di grazie celesti. Con la loro vita e la loro missione, le persone che ne fanno parte imitano Cristo in orazione sul monte, testimoniano la signoria di Dio sulla storia, anticipano la gloria futura.
Nella solitudine e nel silenzio, mediante l’ascolto della Parola di Dio, l’esercizio del culto divino, l’ascesi personale, la preghiera, la mortificazione e la comunione dell’amore fraterno, orientano tutta la loro vita ed attività alla contemplazione di Dio. Offrono così alla comunità ecclesiale una singolare testimonianza dell’amore della Chiesa per il suo Signore e contribuiscono, con una misteriosa fecondità apostolica, alla crescita del Popolo di Dio.

(Vita consacrata n°8)
Chi potrebbe dire il gaudio della mia anima allorquando,
contemplando il crocifisso che avevo ricevuto dopo la mia Profession
e che la nostra reverenda madre ha collocato “come un sigillo sul mio cuore”, ho potuto dire a me stessa:
“Finalmente sono tutta sua ed Egli è tutto mio, non ho altro che Lui, è il mio tutto!”.
Ed ora non ho che un desiderio: amarlo, amarlo in ogni momento, zelare il suo onore e formare la sua felicità come una vera sposa,
renderlo contento preparandogli una dimora e un rifugio nella mia anima dove fargli dimenticare,
a forza d’amore, tutte le ingiurie e il male della terra!” B. Elisabetta della Trinità – Lettere

Particolare attenzione meritano la vita monastica femminile e la clausura delle monache, per l’altissima stima che la comunità cristiana nutre verso questo genere di vita, segno dell’unione esclusiva della Chiesa – Sposa con il suo Signore, sommamente amato. In effetti, la vita delle monache di clausura, impegnate in modo precipuo nella preghiera, nell’ascesi e nel fervido progresso della vita spirituale, non è altro che un tendere alla Gerusalemme celeste, un’anticipazione della Chiesa escatologica, fissa nel possesso e nella contemplazione di Dio.
Alla luce di questa vocazione e missione ecclesiale, la clausura risponde all’esigenza, avvertita come prioritaria, di stare con il Signore.
Scegliendo uno spazio circoscritto come luogo di vita, le claustrali partecipano all’annientamento di Cristo, mediante una povertà radicale che si esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo “spazio”, ai contatti, a tanti beni del creato.
Questo modo particolare di donare “il corpo” le immette più sensibilmente nel mistero eucaristico.
Esse si offrono con Gesù per la salvezza del mondo.
La loro offerta, oltre all’aspetto di sacrificio e d’espiazione, acquista anche quello di rendimento di grazie al Padre, nella partecipazione all’azione di grazie del Figlio diletto.
Radicata in questa tensione spirituale, la clausura non è solo un mezzo ascetico d’immenso valore, ma un modo di vivere la Pasqua di Cristo. Da esperienza di “morte” essa diventa sovrabbondanza di “vita”, ponendosi come gioioso annuncio e anticipazione profetica della possibilità offerta ad ogni persona e all’umanità intera di vivere unicamente per Dio, in Cristo Gesù. La clausura evoca dunque quella cella del cuore in cui ciascuno è chiamato a vivere l’unione con il Signore. Accolta come dono e scelta come libera risposta d’amore, essa è il luogo della comunione spirituale con Dio e con i fratelli e le sorelle, dove la limitazione dei contatti e degli spazi opera a vantaggio dell’interiorizzazione dei valori evangelici.

(Vita consacrata n° 59)
No, se non se ne è fatta l’esperienza, non si può comprendere la gioia che si prova in queste fondazioni quando ci si ritrova in clausura, lontane da ogni persona del mondo. Qualunque sia l’affetto che ci leghi ai secolari, nulla eguaglia l’incomparabile contento di ritrovarci sole. Come i pesci che, tratti dal fiume con un colpo di rete non possono vivere se non rimessi nell’acqua, così pare delle anime abituate alle acque vive dello Sposo. Sottratte a quel loro elemento e ravvolte nelle reti delle cose del mondo, par veramente che più non vivano, fino a quando non siano rese al loro stato. Questo è ciò che ho notato in tutte le nostre sorelle e provato io stressa per esperienza.
O mio Sposo, vero Dio e vero uomo! Come non stimare assai la fortuna di appartenervi? Ringraziamolo, sorelle mie, d’averci così favorite, né mai stanchiamoci di dar lodi a sì gran Re e Signore che ci tiene preparato un regno senza fine in ricompensa di lievi patimenti che domani non sono più e che frattanto ci tempera con tante gioie. Sia Egli per sempre benedetto! Amen, amen.” S. Teresa di Gesù – Fondazioni 31,46-47

E’ necessario vivere la propria vita di sposa!
Quante cose questo nome evoca d’amore dato e ricevuto, d’intimità, di fedeltà, di dedizione assoluta!
Essere sposa vuol dire abbandonarsi come Lui si è abbandonato; vuol dire essere immolata come Lui, da Lui, per Lui. Vuol dire il Cristo che si fa totalmente nostro e noi che diventiamo totalmente sue.
Essere sposa vuol dire avere tutti i diritti sul Suo Cuore. E’ un cuore a cuore per tutta la vita. E’ un vivere con…..sempre con.
E’ riposare totalmente in Lui e permettergli di riposare totalmente nella nostra anima.
E’ non sapere altro che amare; amare adorando, amare riparando, amare pregando, donando, dimenticandosi: amare sempre sotto tutte le forme.” B. Elisabetta della Trinità – scritti

Le contemplative claustrali, in modo specifico e radicale, si conformano a Gesù Cristo in preghiera sul monte e al suo mistero pasquale, che è una morte per la resurrezione.
(Verbi Sponsa n°3)
Nella vostra vita di preghiera si prolunga la lode di Cristo al suo eterno Padre. La totalità del suo amore per il Padre e della sua obbedienza alla volontà del Padre è riflessa nella vostra radicale consacrazione d’amore. La sua immolazione disinteressata per il suo Corpo, la Chiesa, trova espressione nell’ offerta delle vostre vite in unione al suo sacrificio.” Giovanni Paolo II – alle claustrali a Nairobi 1980
“………Verso quel tempo ebbi notizia dei danni e delle stragi che i luterani facevano in Francia e dell’ incremento che andava prendendo quella setta malaugurata. Ne provai una gran pena, e quasi fossi o potessi qualche cosa, mi lamentai con il Signore, supplicandolo di por rimedio a tanto male.
Mi pareva che pur di salvare un’ anima sola delle molte che là si perdevano, avrei sacrificata mille volte la vita.
Ma vedendomi donna e tanto misera, impossibilitata a ciò che per la gloria di Dio avrei voluto, desideravo grandemente – e lo desidero tuttora – che avendo il Signore tanti nemici e così pochi amici, questi almeno gli fossero devoti.
E così venni nella determinazione di fare il poco che dipendeva da me: osservare i consigli evangelici con ogni possibile perfezione, e procurare che facessero altrettanto le poche religiose di questa casa……
Pregando poi per i difensori della Chiesa, per i predicatori e per i dotti che la sostengono, avremmo fatto del nostro meglio per aiutare questo mio dolce Signore così indegnamente perseguitato da coloro che Egli ha tanto beneficato.
Sembra che questi traditori lo vogliano crocifiggere un’ altra volta, non lasciandogli luogo ove posare la testa. Non posso fissarmi in questo spettacolo, o mio Redentore, senza sentirmi spezzare il cuore!
Che è mai questo dei cristiani di oggi? Possibile che a perseguitarvi siano sempre coloro che vi sono più obbligati, perché scelti da Voi come vostri amici, a cui compartite le vostre grazie più belle, in mezzo a cui vivete, e a cui vi comunicate con i sacramenti?
Non sono ancora contenti di ciò che patiste per loro?
Per certo, Signor mio, non è nulla oggi abbandonare il mondo. Se con Voi esso si mostra così infedele, che potremmo aspettarci noi?
Forse che meritiamo di essere trattati con maggior riguardo? Forse che gli abbiamo fatto maggiori benefìci per essere da lui mantenuti nella sua amicizia?
Cos’è questo, dunque? Che ci aspetteremo da lui, noi che per bontà di Dio ci siamo ormai tolte alla peste di quella compagnia malvagia, che è già in potere del demonio?
Oh, il castigo che si sono preparati con le loro mani! E con quanta giustizia avranno a premio dei loro piaceri il fuoco inestinguibile dell’inferno!
Ma… peggio per loro! … Certo che la perdita di tante anime mi spezza il cuore: ma del male fatto ormai non mi angustio tanto. Vorrei almeno che il numero dei reprobi non andasse aumentando. Mie sorelle in Cristo, unitevi con me nel domandare a Dio questa grazia.
Per questo Egli vi ha qui raccolte: questa è la vostra vocazione, queste le vostre incombenze e le brame vostre, questo il soggetto delle vostre lagrime e delle vostre preghiere.
No, sorelle mie, i nostri affari non sono quelli del mondo! Quando vengono a raccomandarci di pregare perché Sua Maestà conceda rendite e denari, io me ne rido ed affliggo, e vorrei che molte di quelle persone domandassero piuttosto di calpestare ogni cosa.
Certo che le loro intenzioni sono buone; e la vista della loro pietà ci deve portare a contentarle.
Ma io son persuasa che in queste cose Iddio non mi ascolti mai.
Tutto il mondo è in fiamme; gli empi, per così dire, anelano di condannar ancora Gesù Cristo, sollevano contro di Lui un’infinità di calunnie e si adoperano in mille modi per distruggere la sua Chiesa; e noi dovremmo sprecare il tempo in domandare cose, che se venissero esaudite, potrebbero impedire a qualche anima di entrare in Cielo?
No, sorelle mie, non è questo il tempo da sciupare in domande di così poca importanza! Se io non considerassi la debolezza umana che si consola nel vedersi aiutata nei suoi bisogni, e che noi dobbiamo pure aiutare per quanto possiamo, sarei ben felice di far a tutti sapere che non sono queste le cose per le quali si ha da pregare Iddio con tanto ardore”. s.Teresa di Gesù – Cammino di perfezione cap.1

Il Figlio è sempre unito al Padre, ma nella sua vita c’è uno spazio costituito da momenti particolari di solitudine e di preghiera, di incontro e comunione, nell’esultanza della filiazione divina. Egli manifesta così l’amorosa tensione e il perenne movimento della sua Persona di Figlio verso Colui che lo genera dall’eternità.
Questo associare la vita contemplativa alla preghiera di Gesù in luogo solitario denota un modo singolare di partecipare al rapporto di Cristo con il Padre. Lo Spirito santo, che ha condotto Gesù nel deserto, invita la monaca a condividere la solitudine di Gesù nel deserto, che “con Spirito eterno” offrì se stesso al Padre. La cella solitaria, il chiostro chiuso, sono il luogo nella quale la monaca, sposa del Verbo Incarnato, vive tutta raccolta con Cristo in Dio. Il mistero di questa comunione le viene manifestato nella misura in cui, docile allo Spirito santo e vivificata dei suoi doni, ella ascolta il Figlio, fissa lo sguardo sul Suo volto e si lascia conformare alla Sua vita, fino alla suprema oblazione al Padre come espressa lode di gloria.

(Verbi Sponsa n°3)
Una lode di gloria è un’anima che fissa Dio nella fede e nella semplicità,
è uno specchio che lo riflette in tutto ciò che Egli è,
è come un abisso senza fondo in cui Egli può fluire ed espandersi.
Ancora, è come un cristallo attraverso il quale Egli può riflettere e contemplare tutte le Sue perfezioni e il suo proprio splendore.
Un’anima che permette così all’Essere divino di appagare in lei il Suo bisogno di comunicare tutto ciò che è, tutto ciò che ha,
è in realtà la Lode di gloria di tutti i Suoi doni.” B. Elisabetta della Trinità – Meditazioni

La clausura, anche nel suo aspetto concreto, costituisce perciò, una maniera particolare di stare con il Signore, di condividere l’annientamento di Cristo, mediante una povertà radicale, che si esprime nella rinuncia non solo alle cose, ma anche allo spazio, ai contatti, a tanti beni del creato, unendosi al silenzio fecondo del Verbo sulla croce.
Verbi Sponsa n°3
Al momento della morte Gesù era annichilito anche nell’anima, senza alcun sollievo e conforto, essendo stato lasciato dal Padre in un intima aridità, così grande che fu costretto a gridare: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Quello fu l’abbandono più desolante che avesse sperimentato nei sensi durante la sua vita e, proprio mentre ne era oppresso, Egli compì l’opera più meravigliosa di quante ne avesse compiute in cielo e in terra durante la sua esistenza terrena ricca di miracoli e di prodigi, opera che consiste nell’aver riconciliato e unito a Dio, per grazia, il genere umano.“ Giovanni della croce – 2 S. 7,11

Nell’attesa vigile della venuta del Signore, la clausura diviene così una risposta all’amore assoluto di Dio per la Sua creatura e il compimento del Suo eterno desiderio di accoglierla nel mistero di intimità con il Verbo, che si è fatto dono sponsale nell’Eucaristia e rimane nel tabernacolo il centro della piena comunione d’amore con Lui, raccogliendo l’intera vita della claustrale per offrirla continuamente al Padre.
Verbi sponsa n°3
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Dicendo ogni giorno sembra che il Signore intenda dire per sempre. Ma allora, perché dopo aver detto ogni giorno, soggiunge: Daccelo oggi, o Signore? Ecco il mio pensiero.
Mi pare che lo chiami pane nostro di ogni giorno non soltanto perché lo possediamo ora qui in terra, ma ancora perché lo possederemo un giorno nel cielo, sempre che sulla terra sappiamo approfittare della sua compagnia.
Egli, infatti, non rimane tra noi che per aiutarci, incoraggiarci e sostenerci affinché, vogliamo che si compia in noi la volontà di suo Padre.
Dicendo oggi, sembra che domandi questo pane soltanto per un giorno, cioè per la durata di questo mondo, che può dirsi appunto di un giorno.
Egli lo chiede anche per gli infelici che si danneranno e che nell’altra vita non lo potranno più godere.
Se questi sventurati si lasciano vincere dal demonio, non è certo per colpa sua, perché Egli nella lotta non cessa mai d’incoraggiarli.
Per questo essi non avranno mai di che scusarsi, né mai da lamentarsi dell’Eterno Padre se ha loro tolto quel pane quando ne avevano più bisogno.
Suo Figlio, infatti, dice: Giacché, Padre, ha da esser per un giorno, permetti di passarmelo in schiavitù.
Il Padre ce lo dette e lo mandò nel mondo per sua propria volontà; ed ora per sua propria volontà il Figlio non vuole abbandonare il mondo, felice di rimanere con gaudio dei suoi amici e a confusione dei suoi avversari.
Questo, secondo me, è il motivo per cui ha ripetuto oggi; questa la ragione per cui il Padre ci elargì quel Pane divinissimo, e ci dette in alimento perpetuo la manna di questa sacratissima Umanità.
Noi ora la possiamo trovare quando vogliamo, per cui se moriamo di fame è unicamente per colpa nostra.
L’anima troverà sempre nel Santissimo Sacramento, sotto qualsiasi aspetto lo consideri, grandi consolazioni e delizie; e dopo aver cominciato a gustare il Salvatore, non vi saranno prove, persecuzioni e travagli che non sopporterà facilmente.
Voi, figliuole, unitevi al Signore nel domandare all’Eterno Padre che vi lasci per oggi il vostro Sposo, concedendovi di non esserne mai prive per tutto il tempo di vostra vita.
Oh, com’è vero che non sappiamo quel che domandiamo! Come vi ha meglio pensato la sua divina sapienza.
Del resto, per coloro che vogliono approfittare della sua presenza, Egli sa anche manifestarsi.
Anche se ciò non è per gli occhi del corpo, il Signore dispone di molti altri mezzi, e si manifesta all’anima per via di grandi sentimenti interiori o in diverse altre maniere.
Quanto a voi, fategli buona compagnia e non vogliate perdere una così bella occasione per trattare dei vostri interessi, come quella che vi si offre dopo la Santa Comunione. Se l’obbedienza vi occupa in altre cose, procurate di rimanergli unite con l’anima.
Ma se voi portate il pensiero ad altre cose, non fate conto di Lui e neppur pensate che vi sta nell’anima, come volete che vi si dia a conoscere?
Quel tempo è assai prezioso perché allora il Maestro ci istruisce: facciamo d’ascoltarlo, baciamogli i piedi, riconoscenti per tanta sua degnazione, e supplichiamolo di star sempre con noi”. s.Teresa di Gesù – Cammino di perfezione cap.34

Chi visita il Dio eucaristico e con Lui si consiglia in tutte le sue necessità, chi si lascia purificare dalla forza divina promanante dal sacrificio dell’altare e offre se stesso al Salvatore con questo sacrificio, chi lo riceve nella Comunione nel più intimo della sua anima, verrà attratto incessantemente, anzi sempre di più nella corrente della vita divina, crescerà nel Corpo mistico di Cristo e il suo cuore si conformerà al modello del Cuore divino.” S.Teresa Benedetta della croce Edith Stein
Al dono di Cristo – Sposo, che sulla croce ha offerto tutto il suo corpo, la monaca risponde similmente con il dono del “corpo”, offrendosi con Gesù Cristo al Padre e collaborando all’opera della redenzione.
Verbi sponsa n°3
Sotto la croce ho capito il destino del vero popolo di Dio; ho pensato che quelli che capiscono che tutto questo è la croce di Cristo, dovrebbero prenderla su di sé in nome di tutti gli altri…………….Chi appartiene a Cristo, deve vivere intera la vita di Cristo, deve finalmente incamminarsi sulla via della croce, verso il Getsemani e il Golgota. “ s.Teresa Benedetta della croce Edith Stein
La separazione dal mondo dona all’intera vita claustrale un valore eucaristico, oltre che di sacrificio e di espiazione, anche di rendimento di grazie al Padre, nella partecipazione al grazie del Figlio diletto.
Verbi sponsa n°3
Una Lode di gloria è sempre occupata nel rendimento di grazie. Ognuno dei suoi atti, dei suoi movimenti, ogni suo pensiero ed aspirazione, nel tempo stesso che la radicano più profondamente nell’amore, sono come un’eco del Sanctus eterno. Sebbene non ne abbia sempre coscienza perché la debolezza della natura non le permette di essere sempre fissa in Dio senza distrazioni, la Lode di gloria canta sempre, adora sempre, è come passata tutta nella lode e nell’amore, nella passione della gloria del suo Dio………..
……Mi sembra che nulla ci dica l’amore che è nel cuore di Dio più dell’Eucaristia. E’ l’unione consumata, è Lui in noi e noi in Lui, e non le sembra che questo sia il cielo sulla terra? Il cielo nella fede, in attesa della visione faccia a faccia: allora << saremo saziati, quando apparirà la sua gloria >>, quando lo vedremo nella sua luce. Allora tutto sparisce e sembra che ci s’inoltri ormai nel mistero di Dio! E’ talmente << nostro >> tutto questo mistero…….” B. Elisabetta della Trinità – Meditazioni e Lettere

Mediante la clausura, le monache realizzano l’esodo dal mondo per incontrare Dio nella solitudine del “deserto claustrale”, che comprende anche la solitudine interiore, le prove dello spirito e il travaglio quotidiano della vita comune, come condivisione sponsale della solitudine di Gesù al Getsemani e della Sua sofferenza redentrice sulla croce.
Verbi Sponsa n°4
E’ monaco colui che è separato da tutti e unito a tutti.
Unito a tutti perché unito a Cristo. Unito a tutti perché porta in cuore l’adorazione, il ringraziamento, la lode, le angosce e la sofferenza dei suoi contemporanei.
Unito a tutti perché Dio lo chiama in un luogo dove rivela all’uomo i suoi segreti.
Non soltanto presente al mondo, ma anche al cuore della Chiesa….”

Le monache rivivono e continuano nella Chiesa la presenza e l’opera di Maria. Accogliendo nella fede e nel silenzio adorante il Verbo, si pongono al servizio del mistero dell’Incarnazione, e unite a Gesù Cristo nella sua oblazione al Padre, divengono collaboratrici del mistero della Redenzione. Come Maria nel Cenacolo con la sua presenza orante custodì nel suo cuore le origini della Chiesa, così al cuore amante e alle mani giunte delle claustrali è affidato il cammino della Chiesa.
Verbi sponsa n°4
O fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendi sopra di me, affinché si faccia nella mia anima come un’incarnazione del Verbo ed io sia per Lui un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo mistero……..” B. Elisabetta della Trinità – Preghiera
Un monastero è un’autentica centrale di energia spirituale, che si alimenta alla sorgente della contemplazione, sull’esempio della preghiera a cui Gesù si dedicava nella solitudine, immergendosi totalmente nel dialogo con Dio Padre, per attingere la forza necessaria alla sua missione salvifica. La Chiesa prolunga nel tempo la missione di Cristo: tra i molteplici carismi che la arricchiscono, ella conserva anche quello assai prezioso della vita contemplativa, coltivata nei monasteri, come risposta all’amore assoluto di Dio che nel Verbo incarnato si è unito all’umanità con vincolo eterno e indissolubile. I monasteri femminili manifestano con particolare eloquenza l’unione esclusiva della Chiesa con Cristo suo Sposo, rivivendo l’esperienza di Maria, Vergine del silenzio e dell’ascolto…….” Giovanni Paolo II – angelus al monastero di Quart luglio 1999
La clausura, mezzo ascetico d’immenso valore, è particolarmente adatta alla vita integralmente ordinata alla contemplazione. Essa costituisce un segno della custodia santa di Dio per la sua creatura ed è, d’altra parte, forma singolare di appartenenza a Lui solo, perché la totalità caratterizza l’assoluta dedizione a Dio. Si tratta di una modalità tipica e adeguata di vivere il rapporto sponsale con Dio nell’unicità dell’amore e senza indebite interferenze né di persone né di cose, in modo che la creatura, intenta e assorta in Dio, possa vivere unicamente a lode della sua gloria.
Verbi Sponsa n°5
O mio amato Cristo, crocifisso per amore, vorrei essere una sposa del tuo Cuore, vorrei coprirti di gloria, vorrei amarti ….fino a morirne!…Ma sento la mia impotenza e ti chiedo di rivestirmi di te stesso, di immedesimare la mia anima con tutti i movimenti della tua anima, di sommergermi, d’invadermi, di sostituirti a me, affinché la mia vita non sia che un’irradiazione della tua vita. Vieni nella mia anima come Adoratore, come Riparatore e come Salvatore. O Verbo eterno, Parola del mio Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, voglio farmi tutta docilità per imparare tutto da te. Poi, attraverso tutte le notti, tutti i vuoti, tutte le impotenze, voglio fissare sempre te e restare sotto la tua grande luce. O mio Astro amato, incantami perché non possa più uscire dallo splendore dei tuoi raggi.” B. Elisabetta della Trinità – Preghiera
Il monastero, situato in luogo appartato o nel cuore della città, con la sua particolare struttura architettonica, ha appunto lo scopo di creare uno spazio di separazione, di solitudine e di silenzio, dove poter cercare Dio più liberamente e dove vivere non solo per Lui con Lui, ma anche di Lui solo.
Nel monastero tutto è orientato alla ricerca del Volto di Dio, tutto è ricondotto all’essenziale, perché è importante solo ciò che avvicina a Lui. Il raccoglimento monastico è attenzione alla presenza di Dio: se ci si disperde in molte cose, si rallenta il cammino e si perde di vista la meta.

Verbi sponsa n°5
Nel nascondimento e nel silenzio si compie l’opera della redenzione, nel silenzioso colloquio del cuore con Dio si preparano le pietre vive, con le quali viene edificato il regno di Dio, e si forgiano gli strumenti scelti che cooperano alla sua costruzione.” s. Teresa Benedetta della croce Edith Stein – Pensieri
Una Lode di gloria è un’anima che dimora in Dio, che lo ama di un amore puro e disinteressato, senza ricercare se stessa nella dolcezza di questo amore, che lo ama al di sopra di tutti i suoi doni come se nulla avesse ricevuto, fino a desiderare il bene dell’oggetto così amato. Ora, come desiderare e volere effettivamente il bene di Dio, se non adempiendo la sua volontà?……..” B. Elisabetta della Trinità – Preghiere
E’ la carità, infusa nei cuori dallo Spirito Santo, che rende le monache cooperatrici della verità, partecipi dell’opera di redenzione del Cristo e unendole vitalmente alle altre membra del corpo mistico, rende fruttuosa la loro vita, interamente ordinata al conseguimento della carità, a beneficio di tutti.
S. Giovanni della Croce scrive che “è più prezioso al cospetto del Signore e di maggior profitto per la Chiesa, un briciolo di puro amore, che tutte le altre opere insieme”.
Nello stupore della sua splendida intuizione, s. Teresa di Gesù Bambino afferma “….capii che la Chiesa aveva un cuore e che questo Cuore era acceso d’amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa…..Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa….nel cuore della Chiesa, mia Madre, io sarò l’Amore”.
E poiché chi diventa assoluta proprietà di Dio diventa dono di Dio a tutti, per questo la loro vita è veramente un dono che si situa al centro del mistero della comunione ecclesiale, accompagnando la missione apostolica di quanti si affaticano nell’annuncio del Vangelo.

Verbi Sponsa n°7


In occasione del 450° anno della nascita di Santa Maria Maddalena De’ Pazzi 1566 -2016




PREGHIERA A
S.MARIA MADDALENA DE’ PAZZI

O Serafina del Carmelo Santa Maria Maddalena
Che, ardendo sempre della più pura carità,
concentrasti gli slanci del tuo purissimo cuore, 
soprattutto sui misteri della vita dolorosa di Gesù 
e sull’ineffabile Sacramento dell’altare;
e per renderti più degna dello Sposo celeste
volesti, per insegna il patire:
stendi sopra di noi la tua protezione
e insegnaci ad amare Gesù 
nei misteri della sua passione e morte
e a vivere intensamente la vita eucaristica



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