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martedì 8 luglio 2014

Regola dell'Ordine dei Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo

Una breve storia

Verso la fine del sec. XII, un gruppo di fedeli cristiani, pellegrini e crociati, provenienti dall’Europa, si stabilirono sul Monte Carmelo, in Terra Santa. IL loro desiderio di vivere insieme li spinse a chiedere al patriarca di Gerusalemme, Sant’Alberto, una Regola, una “Formula vitæ,  scritta tra il 1206 e il 1214. Fu approvata definitivamente come vera e propria Regola del Carmelo da Innocenzo IV nel 1247. La Regola è proposta in forma epistolare, con numerosissimi riferimenti alla Sacra Scrittura. Maria ed Elia- fondatori ideali dell’Ordine Carmelitano e modelli di vita umile e impegnata nella ricerca e nella fidesa della verità, sono stati seguiti nei secoli da moltissime anime consacrate che hanno dato vita ad una famiglia numerosa nella quale si sviluppano sfumature diverse di un’unica spiritualità: frati,eremiti, monache, suore di vita apostolica, laici consacrati. La Regola carmelitana afferma che è fondamentale  "vivere nell'ossequio di Gesù Cristo e servire fedelmente a Lui con cuore puro e con buona coscienza" (n.2). Ancora oggi è ricca di ispirazione per la vita. Per vivere sulle orme di Gesù Cristo i Carmelitani si impegnano più specificamente a: 

- sviluppare la dimensione contemplativa dell'essere umano aprendosi al dialogo con Dio 
- trattarsi come fratelli, con piena carità 
- meditare giorno e notte la Parola del Signore 
- pregare insieme o soli più volte al giorno 
- celebrare ogni giorno l'eucaristia 
- lavorare con le proprie mani, come insegna l’apostolo Paolo  
- purificarsi da ogni traccia di male 
- vivere da poveri, mettendo in comune i pochi beni 
- amare la Chiesa e tutte le genti 
- conformare la propria volontà con quella di Dio ricercata nella fede con il dialogo e con il discernimento. 


Testo della Regola 

SALUTO 
Alberto, chiamato per grazia di Dio ad essere Patriarca della Chiesa di Gerusalemme, agli amati  figli in Cristo B. e agli altri eremiti che vivono sotto la sua obbedienza presso la Fonte sul Monte Carmelo, salute nel Signore e benedizione dello Spirito Santo. Molte volte e in diversi modi i santi Padre hanno stabilito come ognuno, a qualunque stato di vita egli appartenga o quale sia la forma di vita religiosa scelta, deve vivere nell'ossequio di Gesù Cristo e servire Lui fedelmente  con cuore puro e con e totale dedizione. Ma poiché ci chiedete di darvi una formula di vita in consonanza con il vostro progetto comune e alla quale restare fedeli in avvenire:

Strutture della vita Comune  

1. Stabiliamo anzitutto che abbiate come Priore uno scelto tra voi, il quale venga eletto a questo compito  per unanime consenso di tutti o della parte più numerosa e più matura; al quale ciascuno degli altri prometta obbedienza e, avendola promessa, si sforzi poi di tradurla in pratica insieme con la castità e con la rinunzia al diritto di proprietà.

2. Luoghi di abitazione 
Potrete avere  delle dimore negli eremi o dove o dove vi saranno offerti  luoghi adatti e convenienti al vostro modo di vita  religiosa, secondo quanto sembrerà opportuno al Priore ed ai fratelli. 

3. Le celle dei fratelli 
Inoltre, secondo lo spazio della dimora che avrete stabilito di abitare, ciascuno di voi abbia una cella separata, che verrà assegnata ad ognuno per disposizione dello stesso Priore e col consenso degli altri fratelli o della parte più matura.

4. Mensa comune 
Tuttavia questo avvenga in modo che possiate mangiare in un refettorio comune quanto vi sarà distribuito, ascoltando insieme qualche brano della Sacra Scrittura, dove si può realizzare senza difficoltà.

5. Fedeltà attraverso la stabilità
E non è lecito a nessuno dei fratelli, se non con il permesso del Priore in carica, cambiare il luogo a lui assegnato come abitazione o scambiarlo con qualche altro.

6. La cella del Priore
La cella del Priore sia presso l'entrata della dimora, affinché egli sia il primo ad accogliere coloro che giungono da fuori; e poi tutte le cose che si debbono fare si facciano secondo il volere e la disposizione di lui.

Fondamenti vivi della Fraternità 

7. Solitudine e Parola
Ciascuno rimanga nella propria cella o nelle vicinanze di essa, meditando giorno e notte nella legge del Signore e vegliando in preghiera, a meno che non sia giustamente occupato in altre mansioni. 




8. La celebrazione delle lodi 
Coloro che sanno recitare le Ore canoniche con i chierici, le recitino secondo le prescrizioni dei santi Padri e la consuetudine approvata dalla Chiesa. Quelli che non le sanno recitare, dicano 25 Pater noster per la preghiera della veglia notturna, eccetto le Domeniche e le Feste solenni, nei quali giorni stabiliamo che il suddetto numero venga raddoppiato, in maniera che si dicano 50 Pater noster. La medesima orazione venga detta sette volte per le Lodi del mattino. Anche per le altre Ore si dica sette volte la medesima orazione per ciascuna Ora, eccetto che per i Vespri, in cui deve essere detta quindici volte.


9. Comunione dei beni e povertà
Nessun fratello dica che una cosa è di sua proprietà, ma tutte le cose abbiatele in comune e vengano distribuite dal Priore, ossia dal fratello da lui designato a questo scopo, tenendo conto dell'età e delle necessità di ciascuno. Potete anche avere degli asini o dei muli, qualora dovessero bisognarvi, e qualche allevamento di animali o volatili.


10. luogo di preghiera ed eucarestia quotidiana 
Nel mezzo delle celle venga costruito, nel modo più conveniente, l'oratorio, nel quale vi dovete riunirei la mattina per partecipare alla celebrazione eucaristica quando le circostanze lo permettono 


11. Dialogo e correzione fraterna 
Nelle domeniche, oppure in altri giorni, riunitevi anche per trattare, se vi sarà bisogno, dell'osservanza dell'Ordine e della salvezza delle anime ed in questa occasione si correggano con carità le mancanze e le colpe che eventualmente si fossero riscontrate in qualche fratello. 


Ascesi Corporale

12. Digiuno
Osservate il digiuno tutti i giorni, eccettuate le domeniche, dalla festa dell'Esaltazione della santa Croce fino alla domenica di Risurrezione, a meno che la malattia o la debolezza del corpo o un'altra giusta causa, non consigli di rompere il digiuno, perché la necessità non ha legge.

13. Astinenza
Astenetevi dal mangiar carne, almeno che non ne dobbiate prendere come rimedio alla malattia o debolezza di costituzione. E siccome è necessario che trovandovi in viaggio molto spesso dobbiate mendicare, affinché non siate di peso a chi vi ospita, fuori delle vostre dimore, potrete fare uso di vivande cotte con carne; sul mare, poi, vi sarà lecito di cibarvi anche con carne.


Per fortificare L’uomo Interiore

14. Il combattimento spirituale  
Siccome, poi, la vita dell'uomo sulla terra è un combattimento, e tutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo debbono sostenere delle lotte e inoltre siccome il vostro nemico, il diavolo, vi gira attorno come un leone ruggente, cercando chi divorare, attendete con ogni sollecitudine ad indossare le armi di Dio, affinché abbiate ad essere vincitori contro le insidie dell'avversario. I fianchi debbono cingersi col cingolo della castità; il petto deve fortificarsi con pensieri santi, perché sta scritto: il pensiero santo ti renderà incolume. Bisogna indossare la corazza della giustizia, in modo che abbiate ad amare il Signore Dio vostro con tutto il cuore, e con tutta l'anima e con tutta la forza, e il prossimo vostro come voi stessi. In tutte le cose deve impugnarsi lo scudo della fede, per mezzo del quale possiate spegnere tutti i dardi infuocati del maligno: difatti senza la fede è impossibile piacere a Dio. Deve inoltre essere posto sul capo l'elmo della salvezza, affinché attendiate la salvezza dall'unico Salvatore, il quale libererà il suo popolo dai suoi peccati. Infine, la spada dello spirito, che è la Parola di Dio, abiti in abbondanza nella vostra bocca e nei vostri cuori; e tutte le cose che dovete fare, fatele nel nome del Signore.

15. Il Lavoro  
Dovete fare qualche lavoro, affinché il diavolo vi trovi sempre occupati e non abbia ad entrare nelle vostre anime attraverso il vostro ozio. Avete in questo l'insegnamento ed insieme l'esempio del beato Apostolo Paolo, per bocca del quale parlava Cristo, il quale fu costituito e dato da Dio, come predicatore e dottore delle genti nella fede e nella verità; seguendo lui non potrete sbagliare. Abbiamo vissuto tra voi - egli dice - impegnati notte e giorno nella fatica e nel lavoro per non essere di peso ad alcuno di voi; non che non ne avessimo la facoltà, ma per dare in noi stessi a voi un esempio da imitare. Infatti quando eravamo presso di voi, questo precetto vi davamo, che se uno non vuol lavorare non deve neppure mangiare. Ma sentiamo dire che alcuni tra voi si conducono disordinatamente, non facendo nulla. Ora a sì fatti noi prescriviamo ed esortiamo nel Signore Gesù Cristo che mangino il loro pane lavorando in silenzio: questa via è santa e buona; camminate in essa.


16. Il Silenzio
L'Apostolo raccomanda poi il silenzio, nel prescrivere di lavorare silenziosamente, e come afferma il Profeta: il culto della giustizia è il silenzio e inoltre: nel silenzio e nella speranza sarà la vostra forza.  Stabiliamo pertanto che, dopo la recita di Compieta, osserviate il silenzio fino alla recita di Prima del giorno seguente. Nell'altro tempo, quantunque non si abbia l'osservanza scrupolosa del silenzio, si eviti tuttavia di parlar troppo; poiché, come sta scritto e come non meno insegna l'esperienza, nel parlare troppo non potrà mancare la colpa, e chi parla sconsideratamente ne subirà le cattive conseguenze. Inoltre, chi fa uso di molte parole danneggia la propria anima. E il Signore nel Vangelo: di ogni parola inutile uscita dal labbro degli uomini, essi renderanno conto nel giorno del Giudizio. Ciascuno quindi pesi con la bilancia le sue parole e faccia uso di freni severi per la sua bocca, per evitare di sdrucciolare e di cadere in colpa mediante la lingua, e la sua caduta divenga incurabile e conduca alla morte. Custodisca col Profeta le sue vie, per non commettere colpe con la sua lingua e si sforzi di osservare con diligenza e con attenzione il silenzio, che favorisce la giustizia.

Servizio e Autorità nella Comunità Matura

17. Il Priore, umile servitore
Tu, poi, o fratello B., e chiunque dopo di te verrà istituito Priore, abbiate sempre nella mente ed osservate nelle opere quello che il Signore dice nel Vangelo: chi tra voi vuole essere più grande sarà vostro servo e chi vuole essere il primo sarà vostro schiavo.

18. L’Obbedienza verso il Priore 
E voi tutti, o fratelli, onorate umilmente il vostro Priore, ravvisando in lui, più che lui stesso, Cristo il quale lo ha posto alla vostra guida, ed ai capi delle Chiese dice: chi ascolta voi ascolta me e chi disprezza voi disprezza me, affinché non abbiate a rendere conto di non averlo onorato, ma abbiate a meritarvi, con l'obbedienza, il premio della vita eterna.

Epilogo
Abbiamo scritto brevemente per voi queste cose, proponendovi il metodo di vita secondo il quale dovete regolare la vostra condotta. Se poi qualcuno avrà fatto di più, il Signore stesso lo rimunererà al suo ritorno; tuttavia si faccia uso della discrezione, la quale è la moderatrice delle virtù. Leggendo queste pagine hai potuto conoscere la nostra “Formula” trasmessa dai nostri padri che ancora oggi palpita nei nostri cuori e nel cuore della Chiesa.

Se vuoi approfondire la tua vocazione e conoscerci meglio… puoi metterti in contatto con noi.

La Vergine Maria è sempre stata considerata la Patrona dell’Ordine, del quale è detta anche Madre e Sorella. Guardando a lei e vivendo in famigliarità di vita Spirituale con lei, impariamo a stare davanti a Dio e insieme come fratelli e sorelle del Signore. Come Madre ci protegge, come Sorelle ci invita ad imitarla, soprattutto nel vivere al servizio del Signore Gesù. Ricordati ogni giorno di Lei. Puoi rivolgerti a lei con questa antifona carmelitana:

Fiore del Carmelo,
o vite in fiorita,
splendore del cielo,
tu solamente 
sei Vergine e Madre:

Madre mite
E intemerata
Ai figli tuoi
Dà protezione,
Stella del Mare.




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