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martedì 22 luglio 2014

Venerabile Rosa Maria Serio

La Venerabile Rosa Maria Serio nacque ad Ostuni (BR) il 6 Agosto 1674, festa della Trasfigurazione del Signore, da Antonio, medico di Campi Salentina (LE) e dall'ostunese Francesca Spennati. Fu battezzata col nome di Romana ed entrò, il primo ottobre 1690, ancor sedicenne insieme alla sorella maggiore, nel Carmelo di Fasano. In quell'epoca la comunità delle Carmelitane si andava costituendo e adottò nel 1694, per ispirazione di Rosa Maria, le Costituzioni di Santa Maria Maddalena di Firenze, ottenendo la clausura papale nel 1698. Le Serio vennero seguite poi anche dalle altre due sorelle minori.

Da subito nella novizia iniziarono a manifestarsi quei fenomeni mistici che ebbero, assieme alle pratiche penitenziali, tanta parte nella sua vita. Fu per questo aspramente e duramente messa alla prova per ordine dei superiori, ma suor Rosa Maria seppe sopportare ogni difficoltà con profonda umiltà e obbedienza, sempre unita al suo Signore, avendo ormai iniziato ad essere rapita ad un sempre più alto livello di preghiera, alla continua presenza di Dio. Si identificava così intensamente alla vita di Cristo tanto da illustrare con i suoi atteggiamenti le feste liturgiche della Chiesa.
Mentre serviva la sua comunità nelle mansioni più umili in cucina e poi come portinaia, infermiera, e in seguito economa, rimaneva assorta nella presenza divina, dando l'impressione di avere il dono della preghiera continua, una preghiera centrata nella Liturgia.

E il Signore la ricolmava di speciali doni e favori: a conferma delle sue esperienze mistiche, la mattina di Pentecoste del 1694 mentre riceveva la comunione con le altre suore, che ne furono testimoni dirette insieme al Sacerdote, in una profonda gioia spirituale, un globo di fuoco le si posò sul capo bruciandole parte del velo e lasciandole delle ferite sul capo e sul petto. La sua unione con Gesù divenne talmente intensa, specie nelle sofferenze della Passione, che ricevette il dono delle stigmate dapprima come dono interiore, e più tardi anche esterno e visibile, come la piaga sul petto a forma di cuore. Ma soprattutto l'umiltà e l'obbedienza ai superiori di questa monaca estatica e la direzione spirituale ricevuta dai confessori e dai Vescovi, garantiscono la validità delle sue esperienze mistiche.

Eletta maestra delle novizie nel 1701, ricoprì tale incarico con somma carità, saggezza e discernimento. Per questo fu molto amata, chiedeva coerenza ma, memore di quanto aveva patito, usava accusarsi delle mancanze delle sue figlie e ne faceva lei penitenza per loro, dando così una efficace lezione di carità. Evidentemente ben voluta dalle consorelle, nel 1704 venne eletta, suo malgrado, priora a soli 28 anni, ricoprendo tale incarico per 18 anni, quasi fino alla morte, sempre rieletta per sei mandati col permesso pontificio.

Oltre le grate divennero noti i prodigi e i doni mistici di cui era favorita, ma anche la sua innata concretezza che la faceva attenta ai bisogni materiali e spirituali del monastero e della popolazione, svolgendo molti compiti in prima persona, soprattutto i più umili, anche se per censo e ruolo avrebbe potuto evitarli. Per questo la sua gente iniziò a sentirla come Madre.

Sovente, non potendo contenere la gioia riconoscente che le suscitava l'unione con Dio, a ricreazione o nelle Liturgie del coro, prendeva la chitarra e suonava, cantava e danzava per stimolare le consorelle al suo stesso grado di fervore. Nella sua vita patì dolorose e lunghe sofferenze, che provarono il suo spirito sempre pronto a sopportare ogni cosa per amore del suo Sposo, ma fu ricolmata di grazia e di fenomeni straordinari a lei concessi attraverso la celebrazione dei misteri liturgici, sempre assistita dai Superiori.

Alla sua morte, avvenuta dopo una logorante malattia il 9 maggio 1726, fu ancora la Liturgia a sostenerla. Chiese personalmente l'Eucarestia come Viatico e altrettanto fece per l'Unzione degli Infermi. Non voleva restare senza il suo crocifisso. Le ultime parole che mormorò furono l'acclamazione che tanto spesso aveva ripetuto nella Liturgia: "Santo, Santo, Santo!".
La sua "Vita", scritta dal celebre gesuita Giuseppe Gentili, venne subito edita a Roma con molteplici ristampe, e tradotta in varie lingue ebbe un buon successo, anche all'estero. Il processo di beatificazione promosso dal vicario generale di Fasano, don M. Massari, dal Capitolo delle Carmelitane, dai Vescovi pugliesi, dall'Ordine e dal Postulatore Carmelitano P. Serafino Potenza, venne introdotto gia l'anno dopo la morte della Madre Serio, facendo tesoro delle deposizioni giurate di quanti erano stati testimoni oculari e delle tante segnalazioni di grazie ricevute. Nella chiesa del monastero di Fasano iniziarono ad arrivare molti pellegrini alla sua tomba.
Il 22 settembre 1741 Papa Benedetto XIV dichiarò Venerabile la madre Rosa Maria Serio. Il processo canonico fu però pochi anni dopo bruscamente fermato e ridotto a silenzio perpetuo, a causa di malignità e calunnie favorite da un Vescovo che si riconobbe geloso e da disordini accorsi nel monastero di Fasano, soprattutto contro le sorelle Serio ancora viventi. I ricordi, le reliquie e i ritratti della Madre Serio vennero distrutti e i pellegrini cacciati. In punto di morte nel 1747 questo Vescovo, ravvedutosi, chiese perdono pubblicamente per il male ordito contro la causa della Serio e volle che questa sua ritrattazione fosse data alle stampe. Ma le calunnie continuarono. Nel 1797 il nuovo Postulatore p. Anastasio Marcelli chiese ed ottenne da Papa Pio VI la riapertura della causa, che però si arenò con gli sconvolgimenti dell'occupazione francese di Roma (1809-14).
Ancora agli inizi del '900 si è tentata una riapertura della causa da parte del Concilio plenario dei Vescovi pugliesi, del postulatore dei Carmelitani p. Gabriele Wessels e del Provinciale p. Pier Tommaso M. Quagliarella il quale, nel 1927 diede alle stampe una ulteriore biografia della Venerabile. Ma invano. A tutt'oggi tuttavia, nonostante sia ormai pressocchè sconosciuta e dimenticata da molti, la sfortunata memoria della venerabile Rosa Maria Serio è ancora viva tra la sua gente che a Fasano, Ostuni e Campi Salentina ne custodisce i luoghi dove è nata e vissuta e non manca di ricordarla con gratitudine e di riceverne ancora speciale protezione.